Psicologia Transpersonale e Psicosintesi

Psicologia Transpersonale e Psicosintesi

Come afferma Assagioli, l’aggettivo ‘transpersonale’ qui usato in ” psicologia transpersonale” sta ad indicare “ciò che comunemente si chiama spirituale. Scientificamente è una parola migliore; è più precisa, e in un certo senso neutra, perché indica ciò che è al di là o al di sopra della personalità ordinaria”.

L’ipotesi centrale della psicologia transpersonale è che l’uomo non sia semplicemente un’unità bio-psichica, ma un insieme aperto e collegato, nella sua realtà più profonda, a una dimensione spirituale. L’Io (o Sé) personale è solo il riflesso di un Sé trascendente, di un centro di coscienza transpersonale, in cui tutte le cose trovano la loro origine e il loro principio costitutivo. Il Sé transpersonale costituise l’unità sottostante l’apparente molteplicità.

Avviene quindi un recupero dell’aspetto spirituale dell’esistenza, senza che questo implichi l’adesione a un credo particolare. Si tratta, infatti, di un approccio scientifico e non fideistico che nasce da una ricerca attenta e sistematica sugli stati di coscienza non-ordinari, così come si verificano nell’esperienza religiosa e non, di ogni tempo e di ogni cultura. L’uomo acquista così un’identità «transpersonale», cioè un’identità che è in grado di trascendere la struttura della personalità, senza perdere, però, il contatto con la propria individualità. Con le parole di Roberto Assagioli, l’individuo si scopre “cittadino di due mondi” e viene invitato a vivere “coi piedi per terra e la testa alta verso il cielo”.

In campo psicologico l’espressione ‘transpersonale’ fu introdotta nel 1968 da Abraham Maslow, uno dei fondatori e forse il più brillante esponente della Psicologia Umanistica americana:

“Dovrei pure osservare che, a mio avviso, la psicologia umanistica, la Terza forza della psicologia, è transitoria, è un prologo ad una Quarta psicologia ancor più ‘elevata’, trans-personale, trans-umana, incentrata sul cosmo anziché sui bisogni e sull’interesse umano, oltrepassante la condizione umana, l’identità, l’autorealizzazione e così via.”

All’interno della ricerca psicologica, Carl Gustav Jung è stato colui che per primo ha imboccato la strada transpersonale. Jung si occupava principalmente della fenomenologia psichica di tipo spirituale (uno dei principali motivi che lo fece allontanare da Freud) attenendosi al principio che tutto ciò che si manifesta a livello psichico possiede una sua realtà, e deve quindi essere oggetto d’indagine.

Tra i primi a seguire Jung su questa strada è stato Roberto Assagioli, il fondatore della Psicosintesi e amico personale di Jung. Lentamente si è venuta così a creare una intera corrente psicologica, che ha preso il nome di Psicologia Transpersonale, il cui intento è quello di studiare i livelli più elevati ed evoluti della coscienza umana. Il transpersonale coincide con l’aspetto più laborioso ed elevato della pratica psicosintetica, ciò che Assagioli definisce ‘psicosintesi transpersonale’ e Gurdjieff semplicemente, il ‘Lavoro’.

Dagli anni settanta agli anni novanta, ci sono gli ulteriori sviluppi tramite le opere di autori come Stanislav Grof, Ken Wilber, Michael Washburn, Frances Vaughan, Roger Walsh, Stanley Krippner, Michael Murphy, Charles Tart, David Lukoff, Stuart Sovatsky.

La Psicosintesi Transpersonale intende guidare l’uomo oltre il suo ego, portandolo oltre i limiti della sua mente ordinaria e risvegliandolo alla realtà dell’esistenza, o realtà ‘oggettiva’: è una vera e propria cura dell’anima, una terapeutica dello spirito volta ad ottenere il pieno risveglio dal sonno della coscienza. Tale cura dell’anima, afferma Jung, “deve espandersi ben oltre i confini della medicina somatica e della psichiatria, fin dentro regioni che un tempo erano dominio di preti e filosofi”.

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