Roberto Assagioli, maestro di vita

Assagioli maestro di vita - Drssa Corina Costea

Io non ho mai conosciuto direttamente

Roberto Assagioli

avevo solo 6 anni quando lui se ne andò nel 1974. Ma quando nel 2002 entrai per la prima volta in contatto con il suo pensiero e con la Psicosintesi, rimasi completamente affascinata. Era ciò che cercavo sia per me stessa sia come approccio nel lavoro psicologico con i pazienti. Riconobbi nella sua opera ciò che in gran parte avevo già pensato e sperimentato attraverso i miei studi di psicologia, ma anche attraverso il mio percorso nel campo dello yoga, del tantra e della spiritualità in generale. Intuì che lui non era soltanto un grande studioso e ricercatore, ma anche un vero Maestro di vita.

Più tardì ebbi il piacere di avere come docenti formatori – psicoterapeuti, persone che lo avevano conosciuto di persona (Piero Ferrucci, Massimo Rosselli, Alberto Alberti, Bruno Caldironi, Andrea Bocconi).

Chi ha conosciuto Roberto Assagioli lo descrive come un saggio sorridente e spirituale, che emanava grande serenità e gioia interiore; una persona allo stesso tempo dotata di semplicità e saggezza, di senso dell’umorismo e di disponibilità a parlare di tutto (senza far pesare la sua ampia cultura), di eccezionale equilibrio e di quella profonda bontà che lo portava a non giudicare mai.

La sua lunga vita (86 anni) non fu sempre facile e priva di dolore, anche se il suo modo di affrontare la sofferenza è testimonianza concreta del suo insegnamento.

Qunado nel 1940 all’inizio della seconda guerra mondiale fu imprigionato per circa un mese per “attività pacifiste”, Assagioli ebbe delle comprensioni molto profonde che sintetizzò nello scritto: “Libertà in prigione” di cui cito ora il seguente brano:

Mi resi conto che ero libero di assumere un atteggiamento o un altro nei confronti della situazione, di darle un valore o un altro, di utilizzarla o meno in un senso o nell’altro. Potevo ribellarmi, oppure sottomettermi passivamente, vegetando; oppure potevo indulgere nel piacere dell’autocommiserazione e assumere il ruolo di martire oppure, potevo prendere la situazione in maniera sportiva e con senso dell’humor, considerandola come una nuova e interessante esperienza. Potevo farne un periodo di cura, di riposo, o di pensiero intenso su questioni personali, riflettendo sulla mia vita passata o su problemi scientifici e filosofici; oppure potevo approfittare della situazione per sottopormi a un training delle facoltà psicologiche e fare esperimenti psicologici su me stesso; o, infine, come un ritiro spirituale. Compresi che dipendeva solo da me capire che ero libero di scegliere una o più di queste attività o atteggiamenti; che questa scelta avrebbe avuto effetti precisi e inevitabili, che potevo prevedere e dei quali ero pienamente responsabile. Nella mia mente non c’era dubbio alcuno circa questa libertà essenziale…”.

In queste parole sono racchiusi alcuni dei più importanti punti focali della prassi psicosintetica, che Assagioli dimostra di vivere pienamente in prima persona, come la disidentificazione e l’auto-identificazione cosciente, la volontà buona e saggia e l’autodominio di sè.

Nel 1974, pochi mesi prima della morte di Assagioli, Sam Keen, docente universitario e giornalista americano, intervistò Assagioli e chiedendogli come affrontasse l’idea della morte ricevette una risposta che riflette la sua grande serenità davanti alla morte, serenità che nasce dalla sua concezione profondamente spirituale dell’esistenza:

“La morte mi appare soprattutto come una vacanza. Ci sono molte ipotesi sulla morte e l’idea della reincarnazione mi sembra molto sensata. Non ho alcuna conoscenza diretta della reincarnazione, ma la mia credenza mi mette in buona compagnia con milioni d’orientali, con Buddha e con molte altre persone in Occidente. La morte è la parte normale di un ciclo biologico. E’ il mio corpo che muore, e non tutto di me. 

Quindi non mi preoccupo troppo. Potrei morire stasera, ma accetterei volentieri qualche anno in più per fare il lavoro cui sono interessato e che penso potrebbe essere utile ad altri. Io sono, come dicono i francesi ”disponable”, a disposizione. Anche l’humour aiuta, e il senso delle proporzioni. Io sono un individuo su un piccolo pianeta, in un sistema solare, in una delle tante galassie”.

Attraverso le sue ricerche, lo studio approfondito dell’essere umano e il suo percorso personale di crescita, Assagioli ha messo a punto più di quaranta tecniche ed esercizi volti a favorire la psicosintesi personale e la psicosintesi transpersonale.

Per la psicosintesi personale ricordiamo: tecniche di tipo psicoanalitico, l’autobiografia e il diario, il rispondere a determinati questionari, l’inventario della propria personalità, l’accettazione, la biblioterapia (intesa come sana alimentazione psicologica), l’analisi critica, la disidentificazione, la musicoterapia, la cromoterapia, l’attivazione e l’uso della volontà, la tecnica della semantica (il potere nascosto e antico delle parole), il modello ideale, la trasformazione delle energie (soprattutto di quelle aggressive e sessuali).

Per la psicosintesi transpersonale, Assaggioli ha proposto: le tecniche meditative (in particolare la meditazione riflessiva, quella recettiva e quella creativa), lo sviluppo dell’intuizione, l’esercizio basato sulla Divina Commedia di Dante, l’esercizio della montagna, quello dello sbocciare di una rosa ed altre tecniche di utilizzazione dei simboli.

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